Un sintetico approccio geologico
La molteplicità dei paesaggi e habitat del territorio italiano è la diretta conse- guenza non solo dell’orografia, della latitudine e del clima, ma anche della distribuzione dei principali tipi di rocce e sedimenti che contribuiscono a con- dizionarne la varietà.
In questo capitolo introduttivo si parlerà sinteticamente dell’Italia, della sua evoluzione geologica, delle sue rocce antiche e dei suoi sedimenti recenti, delle loro età, deformazioni e distribuzioni, nonché della mirabile forma della penisola, frutto della com- binazione di molteplici eventi dinamici e sedimentari.
Il fascino di un profilo
Sono convinto che molti tra voi, raggiunta l’età scolare, siano rimasti piacevol-mente stupiti nell’accorgersi che l’Italia, la nostra Italia, è sagomata a perfetto stivale, preciso in ogni particolare. Era l’inizio degli anni ’60 e ricordo ancora con quanta enfasi ne ridisegnavo il profilo pensando alle forme anonime degli altri stati europei. La soddisfazione diventò massima quando le mie conoscen-ze geografiche valicarono l’Europa: indubbiamente il nostro stivale non era secondo a nessuno, a livello mondiale! Allo stupore si era intanto aggiunto l’orgoglio; molto simile a quello che accompagnava i trionfi della squadra del cuore. Alcuni anni più tardi le immagini dallo spazio avrebbero confermato e ribadito il primato estetico dell’Italia sul resto del mondo.
Le sensazioni d’un tempo intanto erano andate svanendo, sostituite da una sottile curiosità. Il perché, come e quando cominciavano a farsi largo chie- dendo risposte. Il desiderio di conoscere, come spesso accade, accese una
L’Italia ha raggiunto la propria forma attraverso una successione di eventi geologici spesso spettacolari12 passione. La passione, per scelta e volontà, si trasformò prima in studio poi in lavoro. E col lavoro da geologo arrivò infine la possibilità di comprendere la complessa catena di cause ed effetti alla base dell’attuale forma della nostra penisola.
Forma che è funzione diretta dell’evoluzione e distribuzione delle catene montuose e delle piccole e grandi pianure, dei volumi crostali instabili e frat- turati e di quelli indeformati e saldi, dei sollevamenti e degli abbassamenti del territorio, delle zone di effusione magmatica e di quelle dove insistono gli accumuli sedimentari, delle rocce coese e dei sedimenti sciolti, delle litologie molto resistenti e di quelle facilmente erodibili, delle incisioni e dei trasporti fluviali, delle esarazioni e dei rimaneggiamenti glaciali.
Tutto questo distribuito non solo nello spazio, ma anche attraverso il tempo, in un avvicendarsi e sostituirsi di ruoli con sceneggiature al limite dell’incredibile che, con inesorabile, lenta determinazione, hanno coinvolto e stravolto quel grande palcoscenico tridimensionale sul quale, oggi, improvvisamente, ci troviamo proiettati. Noi, esseri umani dal duplice ruolo di soggetti ospitati negli ambienti che la geologia ha generato e di agenti modificatori e perturbatori del paesaggio naturale, in molti casi trasformato in paesaggio puramente antropico.
Per cercare di illustrare in poche pagine le complesse tappe geologiche che hanno portato l’Italia, isole comprese, all’odierna forma e assetto geologico, è indispensabile procedere attraverso sintesi ed esemplificazioni. Se il lungo film dell’evoluzione geologica dell’Italia, iniziato da oltre mezzo miliardo di anni, fosse riassunto in un trailer, la voce fuori campo – accompagnata da immagini mozzafiato in rapida successione – potrebbe cominciare pressappoco così.
Siamo tornati al lontano Paleozoico, circa mezzo miliardo di anni fa. Per oltre 200 milioni di anni placche lito- sferiche dalle forme e dimensioni più varie hanno interagito allontanandosi, sfiorandosi, collidendo. Nelle numero- se separazioni si generava nuova crosta oceanica, densa e sottile, coperta da oceani in lenta espansione. Nelle fasce di collisione la crosta continentale si ispessiva, leggera ed emersa o appena rivestita da mari poco profondi. Il Paleozoico sta ora volgendo al termine. Ci troviamo tra 250 e 350 milioni di anni dal Presente. È il momento della svolta. Tra i blocchi continentali emersi e mobili prevalgono gli avvicinamenti e con essi le collisioni, in grado di distruggere sistematicamente la crosta oceanica che li separa.
Il mito di tutti i geologi sta diventando realtà: il supercontinente Pangea. Un unico aggregato di placche a crosta continentale emersa, una gigantesca super-isola circondata da acque e crosta oceanica. Pangea, visto dalla Luna, appare come un’enorme bolla ocracea sul fondo azzurro cupo del vasto ocea- no Pantalassa.
Una patina verde in veloce espansione ne sta conquistando rapidamente la superficie. La grande collisione unificatrice ha generato una serie di catene montuose nelle zone di contatto e sutura tra le placche a crosta continentale. Le catene formano una grande fascia corrugata lunga oltre 5000 km. Sono i rilievi ercinici. Le rocce spinte più in profondità si sono intanto trasformate in rocce metamorfiche.
È da questo istante geologico, circa 300 milioni di anni fa, che la storia del ter- ritorio italiano può essere raccontata con ricchezza di particolari. Un’evoluzio- ne incessante guidata da continui mutamenti che hanno impiegato centinaia di milioni di anni per dare forma all’Italia che oggi ci ospita.