Il Canale d’Incarojo, oggi solcato dalle acque del Torrente Chiarsò, durante le glaciazioni quaternarie ospitava una lingua glaciale in lento mo- vimento verso Sud e Sud-Ovest. Risalendo a piedi il fondovalle odierno si cammina idealmente alla base della lingua glaciale che occupava la valle, da 50.000 a 20.000 anni fa circa. A quel tempo si sarebbe potuto percorrerne il fondo dall’interno della massa di ghiaccio, anche se con rischi e difficoltà a tratti insormontabili.
Questo sarebbe stato possibile grazie alle acque di fusione che, come sempre accade in questi contesti, si raccolgono alla base della lingua glaciale creando gallerie e cunicoli comunicanti. Spesso sono tanto abbondanti da formare veri e propri torrenti (e fiumi!) sub-glaciali. Scorrono tra pareti di ghiaccio modellate a formare gallerie in continua lenta evoluzione.
Sono forme dinamiche guidate dalla pressione dell’acqua corrente e dai movimenti della massa di ghiaccio. L’acqua che vi scorre impetuosa in certi tratti lo fa sotto pressione, occupando l’intera sezione della galleria. In altri, più ampi, il flusso idrico ricorda l’aspetto dei torrenti di superficie.
In entrambi i casi il flusso trasporta una con- gerie di detriti, ghiaie, sabbie nonché fanghi in sospensione. Tutti questi detriti, come nei corsi di superficie, sono in piccola parte destinati ad essere abbandonati lungo il percorso, lì dove le condizioni lo consentono. La differenza tra i depositi torrentizi di superficie e quelli sub-glaciali sta nella loro organizzazione interna. In altre parole, risiede nelle particolari geometrie che può assumere la stratificazione del deposito sub-glaciale, definito con termine specialistico come Esker.
Gli affioramenti del sito sono ubicati lungo la sponda sinistra del Torrente Chiarsò, immediatamente a Ovest dell’abitato di Dierico, e lungo l’ultimo tratto del Rio Mueia, sponda destra. La successione di Esker di Paularo, ammantata dalle più recenti alluvioni fluviali (v. geosito Delta-conoide di Dierico), si sviluppa in altezza per una decina di metri formando un diedro roccioso. La vegetazione, in rapido aumento negli ultimi anni, sta purtroppo penalizzando la parte occidentale dell’affioramento. L’estensione del sito va ben oltre quelli che sono gli affioramenti descritti. Il suo complessivo perimetro si allunga in direzione di Paularo chiudendosi in corrispondenza del ponte sul Torrente Chiarsò, delimitandone il rispettivo corso di magra colmo di alluvioni ghiaiose recenti.
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