Fino all’inizio degli anni ’70, prima della costruzione dell’autostrada Udine-Tarvisio (A23), chi risaliva la Pianura Friulana lungo le principali vie di trasferimento verso i territori carnici e pontebbani, sia che provenisse da Pordenone o da Spilimbergo, da San Daniele o da Udine, da Cividale o da Monfalcone, si trovava invariabilmente a transitare ai piedi di Gemona per poi lambire, di lì a pochi chilometri, le mura e il fossato della medioevale Venzone. Proprio in corrispondenza di Venzone la Valle del Tagliamento si restringe a imbuto – 2 km di sezione trasversale – preannunciando l’ingresso ai territori alpini settentrionali. Il transito e passaggio dalle Prealpi alle Alpi Carniche e Giulie è marcato da due piramidi carbonatiche che incombono da opposte sponde sul fondovalle, all’altezza di Venzone.
Sono rispettivamente i rilievi del Monte Plauris, a oriente, e del più noto Monte San Simeone, a occidente. Insieme danno forma e consistenza a questa sorta di colonne d’Ercole, poste a baluardo e demarcazione dell’accesso alla Carnia e al confinante Canal del Ferro.
La parete orientale del Monte San Simeone, ammirabile dal ponte di Venzone che attraversa il Rio Venzonassa, è un taglio naturale che si estende in direzione N-S per almeno 3 km e raggiunge uno spessore visibile massimo di 1200 m in corrispondenza della cima del rilievo.
Attraverso la lettura geologica del Monte San Simeone, profonda trincea prodotta dal transito di acqua e ghiaccio nel corso degli ultimi 10-20 milioni di anni, è possibile comprendere la storia deformativa più antica del territorio friulano centrale, direttamente connessa a quella più recente e devastante.