Quando Pramollo stava all’Equatore

Mostra permanente

Municipio di Pontebba – 2014  

L’approvazione, in data 11 luglio 2011, del piano di sviluppo turistico del comprensorio pontebbano – il quale prevede la realizzazione del polo sciistico di Pramollo (versante italiano) – può costituire, indirettamente, un volano per la concreta valorizzazione di un patrimonio naturalistico che non ha eguali a livello europeo.

Una successione rocciosa risalente a 300 milioni di anni fa la quale si compone di intercalazioni di depositi marini e continentali che, con i loro intrinseci caratteri, con i loro fossili abbondanti e diversificati, con le loro affascinanti esposizioni, rappresentano letteralmente la possibilità di effettuare un viaggio nel tempo, tra gli antichi ambienti fluviali, salmastri, deltizi e marini del lontano Carbonifero.

Un patrimonio noto in tutto il mondo, tanto scientifico quanto dei semplici appassionati, che costituisce un unicum nel suo genere grazie alla presenza di una serie di emergenze geologiche e paleontologiche di primaria importanza (nonché botaniche e paesaggistiche), le cui aree di massimo pregio insistono su quel medesimo comprensorio oggetto del futuro sviluppo turistico invernale.

Un patrimonio che, se modernamente e convenientemente valorizzato, potrebbe trasformarsi in elemento di indubbio richiamo turistico, fungendo a sua volta da volano pubblicitario alla frequentazione invernale di quei medesimi territori.

Valorizzare i pregi naturalistici (essenzialmente geologici s.l.) del territorio di Pramollo porterebbe evidenti ricadute economiche alla stessa cittadina di Pontebba, per la quale il piano di sviluppo turistico appena approvato prevede un massiccio ammodernamento degli edifici alberghieri oggi in disuso, ai fini di un consistente aumento della ricettività turistica a partire dal 2014.

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Non si può fare a meno di osservare quanto già da anni è stato programmato e realizzato sul lato alpino austriaco per assecondare un turismo culturale interessato alla conoscenza e frequentazione del territorio. Un turismo che, di fronte ad un’offerta attenta e mirata, si è dimostrato in costante crescita negli anni.

Un simile risultato non fa altro che penalizzarci, nel confronto, sottolineando ai turisti transfrontalieri quanto non siamo riusciti a realizzare e valorizzare. Pramollo su tutti, data la sua notorietà mondiale, rappresenta il nostro emblema negativo più penalizzante. 

È triste continuare a prendere atto che le stupefacenti potenzialità offerte dal nostro territorio alpino pontebbano sono ben maggiori rispetto a quelle presenti sul lato austriaco. E ancor più triste è il dovere ammettere che latitano le iniziative volte a valorizzarne, pubblicizzarne e sfruttarne in modo stabile, continuo e duraturo il suo invidiabile e invidiato patrimonio naturalistico. Un patrimonio che, ai fini di uno sviluppo sostenibile, potrebbe essere utilizzato per creare posti di lavoro per elementi locali.

A tal fine è stata progettata una prima importante iniziativa di valorizzazione culturale del territorio di Pramollo. Si concretizza nella realizzazione di una mostra permanente collocata nelle sale al pianoterra del Municipio di Pontebba, su una superficie espositiva complessiva di 108 mq (Fig. 1).

 

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Figura 1. Piano della mostra

 

Nelle intenzioni l’esposizione si dimostra in grado di attivare un notevole richiamo turistico grazie alla sua progettazione improntata all’utilizzo di una multimedialità di ultima generazione capace di avvalersi dei più moderni strumenti interattivi. Sono previste numerose situazioni in grado di ricreare visioni tridimensionali in movimento, in cui il visitatore sarà protagonista attivo dell’esperienza.

Si pensi all’impatto che potranno avere sul pubblico della mostra le ricostruzioni degli ambienti carboniferi in cui l’immagine stessa dei visitatori risulterà proiettata all’interno dello scenario del tempo. Gli stessi organismi – dai vertebrati agli insetti, alle flore – interagiranno dimostrandosi sensibili ai movimenti dei visitatori (Fig. 2).

 

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Figura 2. La figura illustra il principio di funzionamento dei sensori volumetrici grazie ai quali il visitatore diventa protagonista attivo della mostra

 

I reperti fossili esposti saranno di volta in volta valorizzati attraverso varie possibilità di visione. Tramite l’uso di un casco a sensori; con l’utilizzo di microscopi ottici che ne proiettano i particolari più infinitesimi su schermo a parete; mediante un software in grado di realizzare immagini dettagliate e nitidissime che il visitatore, tramite joystick, può ruotare a piacere; attraverso il contatto diretto con l’esemplare fossile che, proiettato sullo schermo a parete congiuntamente alla mano del visitatore, riprende lentamente forma e consistenza tridimensionale riacquistando la forma tridimensionale d’un tempo (realtà aumentata).

Più nello specifico la mostra si articola in tre tempi (tre sale; Fig. 3). La prima, la sala del territorio (8.5 x 5.6 m), accoglie il visitatore tramite un avatar di geologo che sullo schermo gigante si rivolge al pubblico e lo invita a prendere coscienza dei pregi naturalistici del comprensorio di Pramollo.

In questa prima sala vengono di seguito mostrate le chiavi di lettura delle successioni rocciose con le quali lo scienziato è stato in grado di aprire lo scrigno geologico pontebbano accedendo al viaggio nel tempo.

 

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Figura 3. Planimetria della mostra (dimensioni in metri)

Nella seconda sala, la sala del viaggio temporale (8.5 x 5.6 m), sono ricreati i tre grandi ambienti desunti attraverso lo studio dei fossili e dei tipi di rocce. L’ambiente fluviale, l’ambiente deltizio e quello marino. La loro realizzazione prevede un uso massiccio della multimedialità e delle ricostruzioni 3D. Il visitatore, partendo dalle aree emerse, attraverserà in progressione gli ambienti salmastri e i relativi abitatori, arrivando poi ad immergersi letteralmente in quello marino (l’acquario carbonifero).

Si ‘muoverà’ tra i suoi organismi, vertebrati e invertebrati (i cui resti hanno i loro corrispondenti fossili visibili nelle relative teche) e potrà attivare di volta in volta, tramite contatto ‘diretto’, le schede scientifiche dei singoli esemplari 3D in movimento che si proietteranno accanto all’organismo.

Infine, l’ultima sala, di ridotte dimensioni (2.3 x 5.6 m), è denominata, non a caso, l’antro delle sensazioni. In essa i visitatori transitano (un minuto di percorso appena) trovandosi immersi in un gioco di immagini 3D in movimento che rivestono interamente le pareti e il pavimento della saletta. Tutto questo mentre la luce inizialmente diffusa dell’alba si fa via via più intensa per poi arrossarsi nel tramonto finale.

È l’ultimo degli stimoli che la mostra regala al visitatore: una immersione totale nella realtà (virtuale) degli ambienti carboniferi di Pramollo. Lo scenario della parete di sinistra ospita le flore di allora, mentre quella di destra offre la visione di anfibi e libellule in movimento. Di fronte, sul fondo, presso l’uscita, si estende la prospettiva del mare carbonifero che con le proprie onde in movimento lambisce i piedi dei visitatori che tra la sabbia (virtuale) della battigia potranno scorgere resti di organismi marini spiaggiati assieme ad altri ancora vitali.

La mostra, concepita per soddisfare chi è appassionato di argomenti naturalistici, si propone anche, come ulteriore obiettivo, quello di favorire nelle nuove generazioni l’apprezzamento del territorio e indurle al suo conseguente rispetto.

Prevedendo un’utenza internazionale, le scritte dei pannelli e quelle su schermo saranno multilingue.

Inoltre, nell’auspicio di una elevata frequentazione della mostra da parte di scolaresche della scuola dell’obbligo, con provenienze anche da fuori regione e  oltre confine, non mancheranno spunti interattivi in grado di impegnare i visitatori-studenti in un “apprendimento facilitato” dei concetti base legati all’evoluzione del territorio.

Andrea Baucon e Corrado Venturini

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