Ricostruzione del quadro stratigrafico ordoviciano-triassico sup. e analisi tettono-sedimentarie (Alpi nord-orientali)
La produzione di una cartografia originale di dettaglio del complessivo territorio alpino carnico (990 kmq), realizzata alla scala 1:10.000 e stampata alla scala 1:25.000, ha consentito la definizione del complesso quadro stratigrafico ordoviciano-triassico sup. del settore; ad essa si è aggiunta la possibilità di ricostruire la duplice strutturazione deformativa ercinica ed alpina del substrato paleozoico antico (ordoviciano-carbonifero) e, parallelamente, di valutare le interferenze e lo sviluppo cronologico delle deformazioni neoalpine, perfettamente registrate nella successione permo-triassica del complessivo settore d’indagine. L’esame dei numerosi dati macro- e mesotettonici ha messo in evidenza le interazioni tra i sistemi di deformazione indotti dai tre principali eventi neoalpini (rispettivamente regolati da compressioni NNE-SSW, N-S e NW-SE) definendone, per la prima volta in questo settore, la cronologia relativa di innesco.
Deformazioni orogenetiche erciniche e alpine ed evoluzione tettonica del settore alpino nord-orientale (Alpi Meridionali)
Partendo dalla dettagliata cartografia di base, realizzata alla scala 1:25.000 su un territorio di 1.000 kmq e completata negli anni precedenti, in questo ultimo triennio si è proceduto alla definizione dell’evoluzione termica del settore alpino nord-orientale, con particolare riguardo al nucleo paleozoico. L’intervallo temporale investigato spazia dal Paleozoico al Cenozoico (eventi ercinici e alpini s.l.) prendendo in esame la complessiva storia termica di un volume di rocce ordoviciano-triassiche, in gran parte formato da sedimenti di età paleozoica antica (pre-permiana). A tal fine sono stati utilizzati vari indicatori termici quali l’indice della cristallinità dell’illite (KI) delle K-muscoviti, l’indice di Arkai per le cloriti (AI) e l’indice di alterazione del colore dei conodonti (CAI).
Analisi dei meccanismi focali del settore alpino orientale e sloveno
E’ stato proposto un modello sismotettonico del territorio friulano e sloveno occidentale basato sull’analisi dei recenti meccanismi focali e sui dati strutturali acquisiti sul terreno durante gli ultimi anni di indagini. La ricerca ha evidenziato, quale risultato ultimo, la distribuzione a ventaglio delle direzioni di stress attuale, giustificata dalla presenza di particolari fasce di svincolo (paleofaglie riattivate) che sembrano aver influito anche sulla strutturazione deformativa neoalpina del settore, ereditata negli ultimi 10 milioni di anni.
Paleo-idrografia mio-pliocenica del territorio alpino e prealpino nord-orientale (Alpi Meridionali) attraverso l’analisi delle evidenze deposizionali e morfologiche
Questa ricerca è tuttora in progresso e parte dei dati di terreno sono già stati acquisiti. In particolare, sono stati già oggetto di approfondita indagine tre siti chiave e un quarto è allo studio. In essi le evidenze sedimentologico-stratigrafiche, neotettoniche e paleomorfologiche riconducono a paleodrenaggi precedenti al Pleistocene e, con tutta probabilità, riconducibili ad età miocenico sommitali-plioceniche; in tal caso la variazione rapida del livello di base, connessa al disseccamento del Mediterraneo (Lagomare), può essere in prima approssimazione invocata quale concausa della tendenza al rapido approfondimento del reticolo fluviale sviluppatosi con la parallela surrezione della catena alpina.
Evoluzione quaternaria del settore alpino e prealpino nord-orientale (Italia-Austria): variazioni del reticolo idrografico, distribuzione e significato delle morene tardoglaciali, sedimentologia e stratigrafia dei depositi pleistocenico-olocenici intravallivi. Evoluzione pleistocenico-olocenica della pianura friulana: quadro stratigrafico, elementi neotettonici e modifiche del reticolo fluviale
La ricerca, condotta nel settore alpino carnico e giulio, ha portato alla localizzazione dello spartiacque idrografico di prim’ordine tra M. Adriatico e M. Nero durante il Pleistocene s.l., sensibilmente differente dall’attuale; alla valutazione della genesi, età e distribuzione dei paleolaghi pleistocenici ed olocenici inf. della regione Friuli V.G., valutati attraverso la natura ed origine dei relativi sbarramenti e l’analisi delle successioni deltizio-lacustri di colmamento; e infine alla produzione di una carta del glacialismo tardo-würmiano (stadio di Bühl Auctt.).
Inoltre, la medesima ricerca ha dato risultati innovativi anche nel settore dell’alta pianura friulana dove è stata precisata l’evoluzione di un settore ampio 20.000 kmq, condizionato da accumuli glaciali (Anfiteatro morenico del Tagliamento) e glacio-fluviali pre-LGM, sin-LGM e post-LGM, che dimostrano come, attraverso l’abbinamento tra il classico rilevamento geologico di terreno e l’utilizzo delle moderne tecniche informatiche di rappresentazione tridimensionale del territorio, si possa ottenere una mappa geologica del territorio arricchita di precise indicazioni geomorfologiche e dei relativi suggerimenti genetici.
La ricostruzione delle tappe evolutive dell’area indagata (anfiteatro tilaventino affiorante e sepolto, estensione depositi fluvio-glaciali pre- sin- e post-LGM, variazioni idrografiche del Fiume Tagliamento pleistocenico) si basa sui recenti originali dati di terreno valutati alla luce dell’analisi compiuta sui DEM (carte del microrilievo, rilievi ombreggiati e ricostruzioni 3D del territorio).
Ultimamente la ricerca si è estesa al territorio altoatesino, producendo una pubblicazione sull’evoluzione quaternaria della Valle di Vizze (Pfitschtal), a est di Vipiteno
Progetto Geo-CGT (Carta dei Geositi della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia). Censimento dei geositi presenti sul territorio regionale
Attraverso il censimento del patrimonio geologico del settore alpino nord-orientale, ottenuto con l’individuazione e catalogazione dei geositi secondo procedure ISPRA (ex-Apat), ci si prefigge la parallela proposta di valorizzazione dei relativi contenuti geologici s.l.
Didattica e divulgazione applicate alle Scienze della Terra
Questo argomento trova la sua più diretta applicazione nel Progetto Edu-Geo che si propone quale concreto ponte didattico tra il mondo della ricerca, Università in primis, e la Scuola Superiore. Uno dei suoi obiettivi di fondo, raggiunto attraverso escursioni didattiche guidate sul territorio, è quello di condurre gli studenti superiori all’osservazione dei caratteri geologici s.l. al fine di ricavarne le possibili interpretazioni (rapporto causa-effetto). Il progetto è nato sotto l’egida della FIST e il suo interlocutore privilegiato è l’Ass. Naz. Insegnanti Scienze Naturali – ANISN. È arricchito dalla realizzazione di un sito web (www.edu-geo.it) che raccoglie e ordina il materiale delle escursioni-didattiche favorendone la fruizione via internet. Il sito renderà prenotabili on-line le escursioni stesse che, secondo le previsioni, dovrebbero col tempo coprire i percorsi geologici didatticamente più significativi del territorio italiano.
Inoltre, sta proseguendo in parallelo un’attività di teorizzazione delle metodologie didattiche e divulgative applicate alle Scienze della Terra. Nel caso specifico delle metodologie divulgative si sta codificando un modo nuovo di concepire e strutturare i pannelli espositivi museali. Nella direzione della didattica delle Scienze della Terra un contributo è stato appena dato dall’uscita di un volume (Flaccovio Ed.) – orientato a formare i futuri geologi di laurea triennale – che espone, con taglio e approccio nuovi ed originali rispetto al passato, gli argomenti legati all’analisi geologica del territorio e alla trasposizione in carta dei relativi dati di terreno