Camminava l’anno 1973 (a quei tempi la vita non aveva ancora montato un turbo, come da vent’anni a questa parte). La mitica V B dell’altrettanto mitico Liceo Scientifico Marinelli di Udine, alla quale ero orgogliosissimo di appartenere, era per me diventata una costante fonte d’ispirazione, grafica e pseudo-letteraria. Ero parte indissolubile di una classe che definire una “galleria di tipi” era puro eufemismo.
Compagni di classe che per le loro singole peculiarità, incredibili e indimenticabili, per una vena di pazzia strisciante che in ognuno – me compreso, naturalmente! – si manifestava in modo differente e unico (ma direi presente quasi solo nei maschi), per una capacità di sopportazione che rasentava la santità (sviluppata solo nelle ragazze e massimamente nei nostri confronti), per la propensione al riso che, dopo un rodaggio durato quattro anni, costituiva il carburante giornaliero finalizzato alla sopravvivenza scolastica (questa volta sì, per tutti),… per tutto questo e per qualche centinaia di altre cose che una breve introduzione non riuscirebbe a contenere, decisi di trasformare la classe in un inferno dantesco che, attraverso il tempo, tramandasse il ricordo di quei gloriosi giorni ai posteri (a noi stessi… trasformati in ‘vecchie rocce’!).
Ne scaturì una sorta di inferno, scavato e modellato nei sotterranei del liceo stesso, e diviso in gironi che potessero accoglierci a seconda delle caratteristiche d’ognuno. I capi-girone sarebbero stati i vituperati proff. (quasi tutti indimenticabili!). La Preside di allora avrebbe rivestito i panni di Dante e il suo Virgilio, guida e mentore, sarebbe stato l’assistente factotum di scienze.
Cominciai a scrivere il primo canto nell’aprile del 1972, a casa di Chiara (Cattaruzzi), dove l’idea si perfezionò anche grazie al suo entusiasmo incredibilmente contagioso. La stesura continuò durante gli ultimi mesi dell’anno scolastico e mise l’acceleratore durante le vacanze estive. Con l’inizio del 1973 la scellerata cronaca era pressoché conclusa, 1111 endecasillabi per 16 mini-canti.
Iniziò allora il lavoro di rifinitura e ricontrollo degli endecasillabi, portato a termine utilizzando le poche pause lasciate dallo studio e soprattutto… dalla pallacanestro, giocata a 10 mani nel cortile di Uspo (Stefano Bertolissi), classificato (il cortile) come uspodromo di 1a classe a livello mondiale. Arrivò la fine di maggio di quello struggente 1973. Allora lo classificavamo ‘disperato e distruttivo’ dato che, mese dopo mese, ci aveva portato a un tiro di schioppo dalla maturità e volontà di tutti era quella di non finire miseramente impallinati.
Nel frattempo avevo terminato anche il Cartellone della V B, iniziato l’1 aprile. Un secondo omaggio a una classe e a un momento, durato un intero anno scolastico, che – forse cominciavamo a rendercene conto – erano destinati a restare irripetibili. Tra non molto la mitica V B dell’anno 1973, Liceo Scientifico Marinelli di Udine, si sarebbe trasformata in un tiepido avvolgente ricordo, struggente per molti.
Fu Uspo a lanciare l’idea (ancora gliene rendo merito!): “Versiamo 5.000 Lire per ciascuno e stampiamo l’Infernale (così era ed è ancora chiamata) e il Cartellone in miniatura”. L’Infernale fu la mia prima pubblicazione. A quei tempi avrei giurato sarebbe stata anche l’ultima. Il Cartellone vide la luce in formato 1:5 e in bianco e nero, un rotolino lungo 2 m e alto 20 cm: una sciccheria per quei tempi; l’Infernale, stampata con caratteri a piombo in Viale Europa Unita (seguii personalmente tutte le fasi con una soddisfazione indescrivibile), raggiunse Paluzza dove, nella tipografia Cortolezzis, vide la luce verso metà giugno del 1973.
Il resto è cronaca recente: 40 anni dopo, Cartellone ed Infernale, si sono ricongiunti ai loro protagonisti, tra ricordi, risate e brillanti resoconti del tempo che fu. Verso il futuro con nel cuore il passato.