A partire dagli anni ‘60 perforazioni profonde e dati geofisici acquisiti nella pianura a Sud di Udine, hanno portato all’identificazione di linee tettoniche (faglie) che interessano sia le formazione cenozoiche sia i depositi quaternari. La più importante tra queste faglie di pianura è la Linea di Palmanova, orientata circa NW-SE.
L’attività pleistocenica di questa linea ha prodotto una modifica della superficie topografica dando forma a una bombatura del territorio larga alcune centinaia di metri ed allungata parallelamente al fronte di faglia. Anche in questo caso il sollevamento della pianura, che raggiunge i 12 m, ha seguito un’evoluzione simile a quella del settore di Sant’Osvaldo (v. geosito Anticlinale di Sant’Osvaldo). Rispetto a quest’ultima occorre però segnalare che si è innescata prima (probabilmente a metà del Pleistocene sup.).
Col passare di decine di migliaia d’anni, il sollevamento tettonico e le erosioni fluviali hanno formato una serie di rilievi isolati, allineati lungo la medesima direzione (circa NW-SE) ed elevati da pochi metri fino a oltre una decina rispetto alla quota media della pianura circostante.
Nei pressi di questi alti, o in alcuni casi sul loro culmine, sono sorti insediamenti preistorici che col tempo hanno dato origine agli attuali paesi di pianura, quali Pozzuolo, Sammardenchia, Carpenedo, Orgnano e Variano. Tutte località che, fin dagli inizi del secolo scorso, i geologi associavano alla condizione di “alto morfologico”, seppure con interpretazioni genetiche che nel tempo sono andate modificandosi, proprio in virtù dei dati geofisici di recente acquisizione.
Questi rilievi, sollevati precocemente rispetto a quelli alla perifieria di Udine, mostrano una profonda alterazione superficiale dovuta al fatto che da almeno 50.000 anni sono in posizione sopraelevata rispetto alle quote della piana circostante. Da allora questa posizione di alto li ha preservati dalle successive fasi di deposizione fluvio-glaciale impedendone il seppellimento e, congiuntamente, favorendone l’alterazione dovuta all’esposizione prolungata.
[continua - scarica il file pdf]